La modifica entrerà in vigore quest’anno. Della versione italiana il Papa aveva già parlato
I fedeli della Chiesa cattolica in Italia quest'anno vivranno una dura prova: memorizzare un Padre Nostro diverso da quello a cui sono abituati.
Il cambiamento non sarà così grande – solo una frase – ma, poiché è una delle preghiere principali e più conosciute insegnate da Gesù, qualsiasi cambiamento acquista rilevanza.
Con la prima domenica di Avvento, che quest'anno si celebrerà il 29 novembre, raggiungerà tutte le parrocchie italiane una nuova edizione (rivista e aggiornata) del Messale Romano, che raccoglie tutte le preghiere che i sacerdoti dicono durante la messa.
Nella terza edizione del libro in italiano, il Padre Nostro cambierà nella parte che, in portoghese, si legge “non ci indurre in tentazione”. In italiano il brano è attualmente “Non vivo in una tenda”, qualcosa che potrebbe essere direttamente tradotto con “non indurci in tentazione”.
La nuova versione sarà “Non ho abbandonato la tentazione”, con una traduzione diretta che sarebbe “non abbandonarci alla tentazione”. Non ci saranno modifiche alle traduzioni in altre lingue.
Verrà cambiato anche l’inno di Gloria in italiano. La sezione “Pace in terra agli uomini di Buona Volontà” cederà il posto a “Pace in terra agli uomini amati da Dio”.
Le modifiche sono state proposte dal presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, e approvate da papa Francesco il 22 maggio dello scorso anno, durante la 72esima Assemblea generale dei vescovi italiani.
“Dio non ci dà tentazioni. Papa Francesco ricorda che la preghiera inizia con un padre e un padre non tende trappole ai suoi figli», spiega dom Edmar Peron, presidente della Commissione episcopale pastorale per la liturgia, della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB).
“Il nostro Dio è un Dio di misericordia. È sempre con noi e ci dà una mano ogni volta che ne abbiamo bisogno”.
Della versione italiana del Padre Nostro aveva già parlato Papa Francesco nell'ottobre 2017. In un'intervista al programma Padre Nostro, trasmesso da TV 2000, il pontefice ha ammesso che “non ci indurre in tentazione” non era una buona traduzione.
La versione brasiliana non soffre di questo problema. Da queste parti si prega da tempo come “non ci indurre in tentazione”, molto vicino al significato che la nuova traduzione italiana intende dare alla frase.
“Sono io che cado in tentazione; Non è Dio che mi butta lì», ha detto il papa al conduttore, padre Marco Pozza.
Aramaico x greco
In italiano il verbo “indurre” (“indurre”) è stato tradotto dal latino “inducere” (“spingere”) dal greco “eisféro” (“condurre dentro”), spiega padre Paulo Bazaglia, maestro in Scienze Bibliche Esegesi a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma e coordinatore del Centro Biblico Paulus.
“Gesù parlava in aramaico con i suoi discepoli, ma i vangeli erano scritti in greco. Il verbo greco non riusciva a tradurre l'idea presente nell'originale aramaico. Mentre uno significa 'far entrare', cioè dà l'idea di entrare con la forza, l'altro ha un significato permissivo, cioè 'far entrare'. Il Dio di Gesù non spinge nessuno a cadere, né ci fa lo sgambetto, né conta quante volte cadiamo per ridere di noi stessi», dice.
da André Bernardo / BBC News Brasile