Le regioni montane italiane hanno guadagnato 35 nuovi residenti nel 2024. I dati sono stati presentati a Reggio Emilia da Giampiero Lupatelli, economista del territorio, e Marco Bussone, presidente dell'Uncem (Unione Nazionale Comuni Montani).
Il rapporto aggiorna le informazioni del "Rapporto Montagne Italia 2025", elaborato nell'ambito del progetto Italiae. Tra il 2019 e il 2023, oltre 100 persone erano già migrate da città non montane a comuni a quote più elevate.
L'aumento del 2024 rappresenta un balzo del 40% nel numero medio di variazioni rispetto al quinquennio precedente. La crescita è in gran parte attribuibile all'arrivo di stranieri, il cui saldo migratorio netto ha raggiunto le 22 unità, ovvero il triplo della media precedente.
Tra i cittadini italiani, il saldo positivo è stato di 12 unità, in linea con gli anni precedenti. Questo fenomeno conferma il trend di crescita nel Nord e nel Centro Italia, mentre il Sud continua a registrare esodi demografici.
La migrazione interna favorisce il Nord e il Centro Italia
Delle 387 comunità territoriali analizzate, 285 avevano un saldo migratorio positivo nel 2024. Nel periodo 2019-2023 erano 247. Tuttavia, il numero di comunità con crescita di cittadini italiani è rimasto stabile: 224 ora, rispetto alle 228 precedenti.
L'analisi evidenzia che l'attrattiva risiede più nelle destinazioni che nelle origini. In altre parole, sono le caratteristiche delle montagne ad attrarre nuovi residenti, non solo le difficoltà nei loro luoghi d'origine.
Tra il 2019 e il 2023, dieci comunità hanno avuto un tasso migratorio netto italiano superiore all'1% annuo. Cinque si trovavano in Emilia-Romagna, due in Liguria, una in Piemonte, una in Lombardia e una in Trentino-Alto Adige.
Entro il 2024, questo gruppo era quasi raddoppiato: c'erano 19 comunità, distribuite tra Piemonte (4), Liguria (3), Lombardia (2), Lazio (2), Veneto (1), Toscana (1) e Umbria (1). Il numero medio di nuovi italiani per comunità è balzato da 1.383 a 2.780 all'anno, con un aumento del 63,9%.
