Una recente – e storica – decisione di Corte di Cassazione italiana ha segnato un importante passo avanti nella lotta alle doppie imposizioni per i cittadini italiani che risiedono o lavorano all'estero, compreso il Brasile.
La sentenza n. 24160/2024 ha riaffermato che il credito d'imposta per imposte pagate in altri Paesi è un diritto inalienabile, anche se il contribuente non ha dichiarato tali redditi all'Agenzia delle Entrate, purché esista una convenzione internazionale contro le doppie imposizioni tra i Paesi coinvolti .
Il caso in questione riguardava a contribuente con reddito prodotto in Brasile. Nonostante avesse già pagato le tasse corrispondenti all'Agenzia delle Entrate Federale brasiliana, è stato multato dall'Agenzia delle Entrate italiana, che ha lamentato un'omissione nella dichiarazione dei redditi in Italia.
Tuttavia, la Corte ha deciso che, in base all'accordo bilaterale firmato tra i due paesi, le tasse già pagate in Brasile dovrebbero essere interamente detratte dall'importo dovuto all'erario italiano.
Questa decisione rafforza un principio essenziale, secondo il quale “la mancata dichiarazione dei redditi in Italia (da parte dei contribuenti fiscalmente residenti nel Paese) non implica automaticamente la perdita del diritto al credito per le imposte pagate all’estero”.
Inoltre, ribadisce che le norme interne, come l'articolo 165, comma 8, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che prevedono sanzioni in caso di omessa dichiarazione, non possono prevalere sui trattati internazionali.
Impatto per i lavoratori all'estero
La sentenza ha evidenziato anche un problema ricorrente per gli italiani residenti all'estero, soprattutto per quelli che non si iscrivono all'AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero). Senza questa registrazione mantengono la residenza fiscale in Italia e sono esposti alla doppia imposizione.
Per il deputato italiano Fabio Porta, che segue l'argomento, la decisione rappresenta un passo significativo, ma il governo italiano deve portare avanti la riforma legislativa per correggere le distorsioni nel sistema fiscale.
“Da anni denunciamo, attraverso interrogazioni, emendamenti e proposte legislative, il problema di decine di migliaia di lavoratori italiani che restano all'estero per più di dodici mesi e, per vari motivi, non si iscrivono all'AIRE, mantenendo così la residenza. fiscale in Italia. Questa situazione li espone o li sottopone alla doppia imposizione”, ha affermato in una nota Italianismo.
Secondo Porta, la sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che devono prevalere gli impegni assunti dall'Italia nei trattati bilaterali. “È importante sottolineare, tuttavia, che le decisioni della Corte di Cassazione non hanno forza di legge, poiché trattano casi specifici presentati alla Corte. Ma definiscono la corretta interpretazione e applicazione di una legge”, spiega.
Ora, il legislatore italiano deve agire per garantire che i diritti dei contribuenti siano pienamente rispettati, senza fare affidamento su lunghi procedimenti legali.
