La nuova Legge 74/2025, approvata dal Parlamento italiano a maggio, ha imposto severe restrizioni al riconoscimento della cittadinanza per discendenza. Ma la modifica ha avuto un impatto sproporzionato sui cittadini trentini e giuliani. La misura estingue il diritto alla cittadinanza per i pronipoti di italiani e vieta la trasmissione della cittadinanza ai cittadini riconosciuti ai sensi della Legge 379/2000, norma che, fino ad allora, aveva beneficiato i discendenti delle regioni Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Secondo Daniele Taddone, consigliere del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), migliaia di minori hanno perso automaticamente la cittadinanza. Cittadinanza italiana, senza alcun preavviso o possibilità di ricorso. Per lui, la nuova legislazione rappresenta un “pena capitale” contro comunità storicamente dimenticate dallo Stato italiano.
"Questi minori sono nati da genitori italiani, ma non sono più italiani", ha affermato Taddone in una dichiarazione ufficiale rilasciata martedì 29 luglio.
Nella sua dichiarazione, l'assessore denuncia la natura escludente della nuova legge e mette in guardia dai profondi effetti del provvedimento sulla coesione della diaspora italiana. Sottolinea che i residenti di Trentino e Juliani hanno già affrontato decenni di invisibilità giuridica e politica e ora si trovano nuovamente emarginati.
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LETTERA APERTA ALLE COMUNITÀ TRENTINE E GIULIANE NEL MONDO
Le modifiche introdotte dal decreto legge 36/2025, convertito in legge dalla legge 74/2025, hanno determinato una vera e propria rivoluzione nella trasmissione dei dati Cittadinanza italiana ai discendenti degli immigrati italiani sparsi nel mondo.
Il Governo Meloni ha optato per una misura radicale che non solo ha reso impossibile ai discendenti della terza generazione successiva all'immigrato (pronipoti in poi) di presentare nuove richieste di riconoscimento della cittadinanza, ma ha anche fortemente limitato la trasmissione della cittadinanza ai figli di cittadini italiani già riconosciuti.
Tutti i giuristi intervenuti su queste modifiche sono stati unanimi nel segnalare diversi vizi di legittimità costituzionale, sia formali – l’uso abusivo del decreto d’urgenza – sia sostanziali, tra cui la violazione del principio di irretroattività delle leggi sfavorevoli, la violazione frontale della certezza del diritto (“legittima dichiarazione giurata”), la privazione della cittadinanza per motivi politici in flagrante contrasto con l’articolo 22 della Costituzione italiana e, infine, la creazione di un quadro di trattamento discriminatorio tra cittadini italiani già riconosciuti, che naturalmente disattenderebbe la disposizione contenuta nell’articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”).
Per un lettore poco esperto di questioni relative agli italiani all'estero, in particolare per quanto riguarda i diritti di cittadinanza, le riforme radicali introdotte dal governo Meloni possono a prima vista apparire logiche e ragionevoli. Dopotutto, le modifiche sembrano mirate unicamente a "bloccare" il riconoscimento di nuove cittadinanze ai discendenti di italiani sparsi nel mondo e privi di un reale legame con la Repubblica.
Tuttavia, il diavolo si nasconde nei dettagli. È ragionevole credere che molti parlamentari che hanno votato a favore della conversione in legge del Decreto Legge 36/2025 non abbiano una reale comprensione di cosa comporti effettivamente questa riforma della legge sulla cittadinanza. Ed è importante ribadire che il nuovo testo legislativo non solo impedisce ai cittadini maggiorenni di richiedere il riconoscimento della propria cittadinanza dopo tre o più generazioni di "latenza", ma stabilisce anche una classificazione discriminatoria tra i cittadini italiani già riconosciuti!
Infatti, le modifiche introdotte dal Governo Meloni, attraverso l'art. 3-bis e l'art. 4 comma 1-bis, hanno creato di fatto cinque categorie di cittadini:
• Cittadino di classe A: cittadino italiano che è solo italiano, non ha altra cittadinanza e/o ha risieduto legalmente per due anni consecutivi nel territorio italiano;
• Cittadino di classe B: l'italiano figlio di un italiano di classe A;
• Cittadino di classe C: un italiano che è nipote di un italiano di classe A;
• Cittadino di classe D: un italiano che è pronipote (pronipote, pronipote, ecc.) di un italiano di classe A;
• Cittadino di classe E: italiano che ha ottenuto la cittadinanza tramite naturalizzazione ex art. 5 Legge 91/1992 (matrimonio) ed ex Legge 379/2000 (discendenti di persone di origine trentina e giuliana).
I cittadini italiani di classe B, C, D ed E sono automaticamente considerati italiani di classe A se possiedono solo la cittadinanza italiana (non essendo cittadini di nessun altro Paese) o se hanno risieduto nel territorio italiano per due anni consecutivi.
Come si può vedere, le modifiche alla Legge sulla Cittadinanza hanno istituito – da un giorno all'altro – cinque categorie di cittadini, basate su criteri arbitrari completamente al di fuori del controllo dei cittadini stessi. E, cosa ancora più grave, le conseguenze di questi criteri arbitrari – tutti negativi per i cittadini – sono entrate in vigore immediatamente, senza alcun preavviso o periodo transitorio.
E, senza dubbio, i più danneggiati da queste modifiche arbitrarie alla legge sulla cittadinanza sono i discendenti degli emigranti di lingua italiana che, prima del 1920, lasciarono il Trentino (il Tirolo italiano) e la Venezia Giulia (l'ex costa austriaca).
Questi emigranti italofoni furono resi apolidi dal Trattato di Saint-Germain-en-Laye, firmato il 10 settembre 1919. Pertanto, i loro discendenti non poterono ricevere una nazionalità che i loro genitori e nonni non possedevano più. Dimenticati da Austria e Italia per molti decenni, i risarcimenti storici arrivarono solo con la Legge 379 del 14 dicembre 2000.
I discendenti dei trentini e dei giuliani in tutto il mondo hanno avuto dieci anni per scegliere la cittadinanza italiana. È stato un processo irto di ostacoli, ma che ha portato un senso di giustizia a queste comunità. Con il Decreto Legge 36/2025, i trentini e i giuliani stanno ancora una volta subendo le conseguenze più dure.
Non cittadini per nascita, ma per "naturalizzazione agevolata", questi discendenti di immigrati trentini e giuliani non possono più trasmettere la cittadinanza italiana ai propri figli. Ai minori nati prima del 24 maggio di quest'anno e che non erano ancora stati registrati presso i rispettivi consolati è stata semplicemente revocata la cittadinanza italiana. Da un giorno all'altro, chiariamolo ancora una volta. Questi minori sono nati da genitori italiani, ma non sono più italiani. La modifica della Legge sulla Cittadinanza li ha semplicemente resi stranieri.
Questa “Grande Perdita” della cittadinanza italiana ha colpito migliaia di minori che non erano ancora stati iscritti all’anagrafe italiana, e non è mai stato previsto dalla legge alcun termine perentorio per farlo. Pertanto, nessuna negligenza può essere attribuita ai genitori, né tanto meno i loro figli minori possono essere condannati alla perdita della cittadinanza senza alcuna possibilità di difesa.
Fino al 31 maggio 2026, i figli minorenni di cittadini per nascita potranno tornare a essere considerati italiani attraverso una complessa procedura denominata "concessione della cittadinanza per beneficio di legge". Lo Stato italiano, dopo aver revocato irrevocabilmente la cittadinanza a questi stessi minori, ha iniziato, con una mossa certamente ironica, a provvedere al ripristino della cittadinanza sotto il curioso nome di "beneficio".
Tuttavia, ai figli minorenni dei cittadini che hanno ottenuto la cittadinanza ai sensi della Legge 379/2000 non è stata nemmeno data la possibilità di riacquistarla per "beneficio di legge"! Oggi, i cittadini italiani di origine trentina e giuliana sono, a tutti gli effetti, sterili ai fini della trasmissione della cittadinanza.
Non c'è stato alcun preavviso e non c'è appello. Il governo Meloni ha modificato la legge ed eseguito una condanna a morte. Ancora una volta, i trentini e i giuliani residenti all'estero sono stati dimenticati, crudelmente considerati "l'ultima ruota del carro".
Ora tocca alle comunità trentine e giuliane prendere coscienza di quanto accaduto e agire politicamente. I parlamentari di queste regioni devono sapere cosa sta succedendo! Le associazioni devono mobilitarsi! Dove sono tutti? Questo silenzio tombale è incomprensibile!
Popolo trentino e giuliano, unitevi e agite! I vostri antenati hanno combattuto coraggiosamente per far parte della nazione italiana. Non possiamo più accettare passivamente questa ingiustizia!
San Paolo, 29 luglio 2025
Daniele Taddone
Consigliere del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE)
Presidente dell'Associazione NATITALIANI
