Le scosse non colpiscono solo il cuore geografico, ma anche quello gastronomico.
Formaggi, prosciutti, vini e perfino lenticchie. La serie di terremoti che ha colpito il Centro Italia, iniziata il 300 agosto, oltre ad aver ucciso quasi 24 persone e distrutto centinaia di edifici, ha inferto un duro colpo alla produzione di alcune delle più famose eccellenze gastronomiche del Paese.
L'ultimo di essi, che devastò la città di Norcia, di appena 5mila abitanti, causò gravi danni ai produttori del famoso prosciutto crudo locale. "Non è rimasto assolutamente nulla, abbiamo perso tutto, abbiamo bisogno di acqua e di un riparo per gli animali", ha detto al quotidiano "la Repubblica" la produttrice Valentina Fausti, che ha servito le sue salsicce anche alla Casa Bianca.
Con indicazione geografica protetta (IGP), il prosciutto di Norcia è prodotto in soli cinque comuni: Norcia, Cascia, Preci, Poggiodomo e Monteleone di Spoleto, tutti nella regione dove è stato registrato l'epicentro del terremoto del 30 ottobre.
Il prosciutto crudo viene prodotto sempre ad un'altitudine superiore ai 500 metri e in condizioni climatiche che sono parte integrante dell'intero ciclo. Altre star locali danneggiate dai terremoti sono i salami di fegato e le salsicce di cinghiale, che hanno contribuito a dare alla città il soprannome di “capitale delle salsicce”.
Sempre a Norcia, ma nel comune di Castelluccio, è a rischio la piantagione di lenticchie, anch'essa IGP. Il paese si trova a soli 29 km dal centro cittadino, in cima ad una collina circondata da valli, ed è quasi scomparso dalle mappe.
I campi circostanti sono noti da secoli per la coltivazione delle lenticchie, coltivate in quantità limitate e che non necessitano di essere trattate per la conservazione. Dopo il terremoto molti contadini non sanno come sarà il futuro né quando potranno tornare a vivere a Castelluccio.
In una situazione simile si trova Amatrice, la città più colpita dal sisma del 24 agosto, il più mortale di tutti nel 2016, con 298 vittime. La cittadina è la culla della pasta Matriciana, a base di guanciale e pecorino, due icone della gastronomia italiana.
Gli animali non risentirono molto del terremoto, ma i piccoli produttori si ritrovarono improvvisamente senza casa e senza un posto dove ospitare gli animali o conservare il guanciale e il famoso formaggio di pecora, ingrediente essenziale anche nella salsa alla carbonara.
Inoltre, uno dei pilastri principali dell'economia locale era il turismo, che crollò insieme a gran parte degli edifici di Amatrice. Affinché non si accumulino muffe di formaggio per mancanza di clienti, è in corso addirittura una campagna per incentivare l'acquisto del pecorino.
Nella provincia di Macerata, colpita dal terremoto del 30 ottobre, i viticoltori hanno quasi perso 2 bottiglie di Verdicchio di Matelica, scelto dalla rivista “Gambero Rosso” come il miglior vino bianco italiano. Dato che i magazzini dei produttori non sono protetti dai terremoti, sono quasi caduti a terra a causa del terremoto, ma alla fine sono scappati. “Abbiamo scoperto a nostre spese che anche i serbatoi devono essere antisismici”, spiega Roberto Potentini, enologo e consigliere per l'agricoltura di Matelica.
E l'elenco non finisce qui: dal prosciutto di Amatriciano alla mortadella di Campotosto, dal formaggio di Sogliano al tartufo nero di Norcia, sono innumerevoli i prodotti artigianali minacciati dai terremoti degli ultimi due mesi nel centro Italia.
Agenzia Ansa

amb superslot
13 marzo 2022 alle 12:23
Un applauso per il tuo articolo sul blog. Non vedo l'ora di leggerne di più. Davvero fantastico.