Fuoco amico. Nello Gargiulo, consigliere del Comitato Generale degli Italiani all'Estero (CGI) in Cile, ha scritto al ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani (presidente del CGIE), proponendo modifiche al sistema di cittadinanza “ius sanguinis”.
Nella sua lettera, Gargiulo – che, teoricamente, difende la comunità italiana all’estero – ha suggerito che il Cittadinanza italiana essere riconosciuto solo a chi dimostri “competenza nella lingua e nella cultura italiana”, precisando che ciò eviterebbe”la deviazione dell’italianità"tra i discendenti.
Gargiulo sottolinea che molti discendenti degli italiani in Cile, stimati tra 400 e 500 – di questi quasi 80 sono già riconosciuti – non parlano italiano né conoscono la cultura del Paese. “La maggior parte dei richiedenti non ha alcuna competenza nella lingua italiana o nella cultura civica”, evidenzia il consigliere.
Sottolinea che il processo di ricostruzione degli alberi genealogici di più generazioni genera un “sovraccarico di lavoro e consumo di risorse” nei consolati italiani.
Secondo Gargiulo il riconoscimento della cittadinanza dovrebbe essere “legato alla conoscenza della lingua italiana e della cultura civica”, come avviene per chi acquisisce la cittadinanza attraverso il matrimonio. “In questo modo potremmo riconoscere nuovi cittadini ed elettori consapevoli, responsabili e informati sull’italianità”, sostiene.
“Il fenomeno ha senza dubbio bisogno di essere disciplinato”, conclude nella lettera.
