Il tribunale italiano ha compreso che il richiedente non ha bisogno di rimanere in Italia fino alla fine del processo di riconoscimento della cittadinanza quando questo viene svolto nel paese.
L'aver lasciato l'Italia prima della conclusione della pratica non costituisce motivo per non concluderla, ha affermato nella sentenza il giudice Francesca Versaci. "Non vi è alcun riferimento (nella circolare K28.1) alla necessità che il candidato rimanga permanentemente in carica in attesa del completamento del processo", si legge nell'ordinanza pubblicata martedì (24).
La risorsa, presso il Tribunale di Reggio CalabriaA Italia meridionale, è stata proposta nel novembre 2020 in un'azione congiunta degli avvocati Andrea Cavallasca, Daniele Mariani e Roberta Aveline.
Dopo un audit interno effettuato nel 2019, il Comune di Reggio Calabria ha bloccato – guidato da Prefettura di Reggio Calabria – decine di pratiche di presunta evasione di brasiliani, ai quali è stato notificato il rigetto delle richieste di riconoscimento Cittadinanza italiana.
In difesa, il Ministero degli Interni ha precisato che “i ricorrenti non avevano diritto al riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, poiché condizione per procedere alla domanda è che risiedano stabilmente nello Stato italiano e nel comune anagrafico di residenza, mentre, a seguito di accertamenti ed accertamenti effettuati successivamente alla presentazione dell'istanza di riconoscimento della cittadinanza, è risultato che i ricorrenti non risiedevano stabilmente nel comune di Reggio Calabria”.
Per l'avvocato Daniela Mariani, “la decisione toglie un fantasma dalla mente degli italo-brasiliani” che hanno portato avanti il processo in Italia e hanno lasciato il Paese prima ancora che fosse concluso, e temevano che un giorno questo potesse diventare un problema.
“L’interpretazione logica della norma porta a concludere che la richiesta di residenza, e il conseguente stabilimento di questa stessa residenza in un comune italiano, costituisce solo un presupposto per legittimare la potestà di avviare la procedura per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, e non, al contrario, un requisito sostanziale per il riconoscimento del diritto”, ha affermato Mariani all'italianismo.
Sebbene la decisione sia un passo avanti per Italo-brasiliani, non copre i casi in cui sono stati giudicati consulenti o pubblici ufficiali, attraverso prove o confessioni delle persone coinvolte, che hanno agevolato, ad esempio, il soggiorno irregolare.
La frase integrale può essere letta qui (Parola di pubblico).
