Le aziende dell’influencer Chiara Ferragni, Fenice e TBS Crew hanno annunciato giovedì (13) cambiamenti amministrativi “in un processo di rinnovamento aziendale”, dopo che la società italiana è stata coinvolta in uno scandalo per pratiche commerciali scorrette.
In una nota, le società rendono noto che a partire dal 16 giugno il dirigente Fabio Maria Damato “lascerà l'incarico di direttore generale e consigliere di entrambe le società per cercare altre opportunità professionali”. “Il cambiamento rientra in un processo di rinnovamento aziendale”, aggiungono.
Nato a Barletta e laureato in economia aziendale alla Bocconi, Damato faceva parte del gruppo Ferragni dal 2017. È stato il braccio destro dell'influencer, ricoprendo ruoli cruciali come direttore generale dei brand “The Blonde Salad” e “Chiara Ferragni Collection”. .
I rapporti si sarebbero deteriorati in seguito allo scandalo che ha danneggiato l'immagine della Ferragni per presunte frodi in opere di beneficenza, tra cui il “caso Balocco”, in cui è accusata di aver commesso pratiche scorrette nella promozione di un pandoro, tipico dolce natalizio italiano, con un edizione limitata che portava il suo marchio. Inoltre, l'uscita dal gruppo segue i cambiamenti già attuati dall'influencer italiana con la nomina della madre, Marina Di Guardo, a direttore generale con deleghe gestionali prima in mano a Damato.
Il ruolo dell'italiano è da sempre centrale non solo nella gestione economica delle aziende, ma anche nelle scelte di abbigliamento della Ferragni, come rivela il documentario “Chiara Ferragni Unposted”, di cui la manager è una delle produttrici esecutive.
Secondo quanto riferito, anche Damato avrebbe avuto un ruolo nella separazione della Ferragni e Fedez. Il rapper ha rivelato in più occasioni la sua irritazione nei confronti del braccio destro della moglie, che considera uno dei responsabili del crollo della sua immagine.
In una nota pubblicata su Instagram, l'ormai ex braccio destro della Ferragni ha pubblicato uno sfogo: “In questi mesi difficili non ho mai risposto alle provocazioni o alle informazioni errate che circolavano sul mio conto perché, da dipendente, ritenevo non fosse giusto fare quindi, nel rispetto delle persone, delle gerarchie e delle aziende per cui ho lavorato.”
Damato ha però ribadito che “oggi è anche opportuno rettificare che la mia partenza è stata una scelta autonoma e volontaria, e non, come ha annunciato l'azienda, che 'il cambiamento rientra in un processo di rinnovamento aziendale'”. (ANSA)
