Un nuovo ampio studio sull’origine dell’uva e del vino coltivati dall’uomo indica che entrambi gli eventi si sono verificati quasi contemporaneamente 11 anni fa. La coltivazione e la produzione della bevanda sono emerse in due regioni geograficamente distanti circa mille chilometri: nell'area del Caucaso e nel Medio Oriente.
La ricerca si è avvalsa dell'utilizzo senza precedenti dell'analisi genetica di oltre tremila tipi diversi di uve provenienti da collezioni private e di esemplari mai documentati, come i sottotipi di vitigni provenienti dall'Armenia. La constatazione è che le uve attualmente considerate “da tavola” sono varietà del Medio Oriente, mentre quelle utilizzate per i vini provengono dalla Georgia e dalle zone circostanti.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Science”, è stato condotto da ricercatori cinesi dell’Università Agraria dello Yunnan, del Laboratorio statale di genomica agricola di Shenzen e dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino. contava sulla collaborazione degli italiani dalle università di Milano, Milano-Bicocca e Mediterraneo ReggioCalabria, il Centro Nazionale per la Biodiversità (NBFC) di Palermo e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Anche se l'uva e il vino sono considerati un consumo antico e antico da parte dell'umanità, fino ad oggi non si conosce l'esatta origine della coltivazione e della bevanda.
Ciò che si credeva è che la coltivazione della specie vitivinicola (Vitis vinifera) fosse nata dalla domesticazione della varietà selvatica (Vitis sylvestris) nell’Asia occidentale prima dell’avvento dell’agricoltura e delle uve “da tavola”.
Tuttavia, il nuovo studio indica che i processi di coltivazione e invenzione della bevanda sono stati effettuati contemporaneamente in entrambe le aree geografiche. Si dice che il periodo di creazione del vino risalga a 15mila anni fa, cosa che la ricerca attuale ha smentito.
I ricercatori sono stati anche in grado di identificare in modo senza precedenti alcuni geni legati al sapore, al colore e alla consistenza dell’uva, che potrebbero aiutare i viticoltori in futuro a migliorare i loro prodotti e a rendere le varietà attuali più resistenti ai cambiamenti climatici. (ANSA).
