La Camera dei Deputati di Italia ha respinto mercoledì (11) un emendamento che sanciva il principio dell' “jus scholae” (“diritto scolastico”), cioè la concessione di cittadinanza per i figli di immigrati nati nel Paese e che hanno compiuto un certo periodo di studi nelle scuole nazionali.
Il testo era stato presentato come emendamento ad un disegno di legge sulla sicurezza dal partito di centro d'opposizione Azione e ha ricevuto 126 voti a favore e 169 contrari, tra cui quelli del partito di centrodestra Força Itália (FI), del ministro degli Esteri Antonio Tajani, difensore dello “jus scholae”.
FI ha giustificato la contraddizione sostenendo che sta lavorando ad un disegno di legge più ampio sull'argomento. "È una questione che merita più attenzione di un emendamento dell'ultimo minuto a un progetto che parla di sicurezza", ha detto il deputato conservatore Paolo Emilio Russo.
Il leader di Ação, Carlo Calenda, ha ribattuto che è “folle votare contro la proposta stessa”.
Il dibattito sullo “jus scholae” ha preso piede in Italia dopo che Tajani ha difeso pubblicamente un modello che consente ai figli di stranieri nati nel Paese di ottenere la cittadinanza dopo aver completato 10 anni di studi nel sistema educativo nazionale.

L'idea trova il sostegno dell'opposizione, ma incontra forti resistenze da parte della destra nazionalista, rappresentata dai partiti Fratelli d'Italia (FdI), del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e dalla Lega, del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, colleghi di Tajani al governo.
Attualmente la normativa è retta dal principio dello “jus sanguinis” (“diritto di sangue”): è cittadino chiunque abbia antenati italiani, siano essi genitori, nonni, bisnonni, ecc.
I figli degli immigrati possono ottenere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni, anche se sono nati e cresciuti in Italia, che, secondo i critici di questo sistema, emargina i bambini e gli adolescenti che non hanno mai visto un altro posto.
La destra, a sua volta, sostiene che lo “jus scholae” potrebbe aprire le porte a una presunta “invasione” di immigrati. Secondo uno studio realizzato dall'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno (Svimez), dal cambiamento delle regole andrebbero a beneficio circa 48mila bambini. (Ansa)
