Senatore Roberto Menia, del partito Fratelli d'Italia, ha affermato che molti discendenti che richiedono il riconoscimento di Cittadinanza italiana sono “finti italiani”.
In un'intervista al quotidiano Il Gazzettino, veneziano, ha dichiarato: “Io apprezzo molto l’italianità nel mondo, ma questo non ha nulla a che vedere con l’indecente fenomeno dei ‘finti italiani’ che pagano le agenzie per ottenere un passaporte Europeo senza alcun legame reale con il nostro Paese”.
La valutazione di Menia, tuttavia, non corrisponde ai fatti. Le agenzie non vendono passaporti. Agiscono come intermediari nel procedimento legale di riconoscimento Cittadinanza italiana iure sanguinis, svolgendo un ruolo simile a quello dei dispatcher.
Queste aziende operano grazie all'assenza dello Stato italiano che, a fronte di una domanda elevata, non è in grado di fornire un servizio efficiente. La decisione finale resta di esclusiva competenza dello Stato, attraverso i suoi consolati e i suoi tribunali.
Menia, del partito di Georgia Meloni, attuale primo ministro, è autore di un disegno di legge che è all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato italiano e che si prepara ad avviare l'audizione pubblica.
La proposta prevede che possano chiedere il riconoscimento della cittadinanza solo i discendenti fino al terzo grado, cioè i pronipoti di italiani. Per partecipare al testo è richiesta inoltre la conoscenza della lingua italiana a livello B1 e la residenza legale in Italia da almeno un anno. In questi casi il processo avrebbe la priorità.
“Ascolteremo i rappresentanti degli interessi e gli esperti in materia, a partire dai costituzionalisti. La mia proposta è che la cittadinanza venga riconosciuta solo a chi dimostri discendenza fino al terzo grado e padronanza della lingua italiana a livello B1, con accesso preferenziale per chi risiede in Italia da almeno un anno”, ha detto Menia, che è vicepresidente della Commissione Relazioni Estere.
Il caso Venezaflix al centro della controversia
Secondo quanto riportato da un quotidiano veneziano, il senatore avrebbe presentato anche una interpellanza parlamentare sul servizio “Veneziaflix”, una piattaforma che offre un monitoraggio della produttività dei magistrati del Tribunale di Venezia, uno dei tribunali più oberati del Paese.
Menia ha classificato l’iniziativa come “indecente” e ha messo in dubbio la divulgazione pubblica di tali dati. “Come è possibile che circolino dati sull’andamento dei casi condotti dai singoli giudici?” ha detto.
"Siamo di fronte a un vero e proprio commercio di passaporti", ha aggiunto, collegando il servizio a presunte frodi nel riconoscimento della cittadinanza.
Nonostante le critiche, le informazioni utilizzate dalla piattaforma “Venezaflix” sono disponibili su Portale dei Servizi Telematici del Ministero della Giustizia, sito ufficiale del Ministero della Giustizia italiano.