L'Agenzia Italiana del Farmaco ha sospeso l'uso del farmaco nei pazienti affetti da Covid-19
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha sospeso questo martedì (26) l'autorizzazione all'uso dell'idrossiclorochina nel trattamento dei pazienti che hanno contratto il nuovo coronavirus (Sars-CoV-2).
Il farmaco può essere utilizzato solo nell'ambito di studi clinici condotti negli ospedali o a domicilio.
Secondo Aifa, il provvedimento è stato adottato per le nuove evidenze cliniche sull'uso dell'idrossiclorochina, tra cui un aumento del rischio di reazioni avverse a fronte di “benefici scarsi o assenti”, e per il costante monitoraggio dei farmaci sperimentali indicati.
“In particolare, l’idrossiclorochina, as manca un’indicazione terapeutica specifica per il Covid-19, è stato reso disponibile [per il trattamento] tenendo conto delle evidenze scientifiche preliminari nei pazienti affetti da Covid-19 e dotato di un profilo di tossicità che sembrava consolidato negli usi clinici già autorizzati per il trattamento cronico delle malattie reumatiche. La posizione dell'Agenzia è stata quindi quella di sperimentarne l'utilizzo, con le dosi e le tempistiche indicate nei protocolli, nell'ambito di un'accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio nei casi”, si legge nella nota ufficiale.
L'Agenzia ha inoltre ribadito di non aver mai raccomandato l'uso dell'idrossiclorochina come mezzo per prevenire il Covid-19 e che il medicinale dovrebbe continuare ad essere utilizzato normalmente nei pazienti che già utilizzano il farmaco per curare malattie reumatiche.
La nota evidenzia inoltre che finora nel Paese non è stato registrato “un aumento del rischio di reazioni avverse” nei pazienti che hanno utilizzato il medicinale.
La decisione dell'agenzia italiana va nella stessa direzione di quella diffusa in precedenza dal Consiglio nazionale della sanità pubblica francese, che ha raccomandato ai medici di non usare idrossiclorochina e clorochina nei pazienti affetti da Covid-19. Questa posizione è stata una reazione alla consultazione effettuata dal ministro della Salute Olivier Véran dopo la pubblicazione della ricerca su Lancet.
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