Almeno 250 aerei raider. Sono sganciati decine di migliaia di veicoli incendiari e più di 400 bombe, per un totale di 760 tonnellate; 914 feriti e 792 morti. Un'ora e dieci minuti fu la durata del bombardamento, tra l'1:35 e le 2:45 di notte.
Questo è l'equilibrio 13 luglio 1943, il bombardamento più violento mai subito dalla città di Torino e non solo città italiana.
Torino e gli attentati della Seconda Guerra Mondiale
Per la sua natura di città industriale, Torino (Torino, in italiano) fu subito, durante il Seconda Guerra Mondiale, bersaglio dei bombardamenti alleati, tanto da guadagnarsi il triste riconoscimento di città più bombardata d’Italia.
Anche il Torino era stato il capitale d'Italia: il suo valore strategico e simbolico era quindi elevato.

Le invasioni subite dal capoluogo piemontese si possono dividere in tre fasi.
Il primo, dal 1940 al 1942, con danni limitati: numero modesto delle vittime, ricoveri intatti. Le misure preventive e antiaeree sembrano, almeno in questa fase, funzionare.
Il secondo, dalla fine del 1942 fino all'estate del 1943: massicce formazioni di aerei britannici sganciano centinaia di bombe esplosive su Torino e solo successivamente sui mezzi incendiari.
Bombe di grosso calibro, esplosivi al fosforo e cassonetti incendiari pieni di benzina e fosforo squarciano il ventre della città, provocando numerose vittime, distruggendo centinaia di edifici e provocando grandi incendi.
La terza fase, dall'autunno del 1943, prevede raid diurni (gli aerei inglesi non partono più dall'Inghilterra, ma dall'Africa e dall'Italia meridionale, senza preavviso e coperti dal mare). Danni ingenti agli edifici, ma proporzionalmente poche vittime.
La notte del 13 luglio
La notte del 13 luglio 1943 appartiene alla seconda delle fasi appena descritte.
O il peggior bombardamento subìto dalla città durante tutto il periodo bellico, anche a causa del grave ritardo delle sirene d'allarme, che entrarono in funzione solo dopo l'inizio dei bombardamenti.
Il rumore delle bombe si udì a decine di chilometri di distanza.
Ciò che accadde quella notte non può che essere definito a attentato terroristico, e non solo per la metodologia.
Sono stati colpiti siti sacri e storici (privi di qualsiasi rilevanza militare).
La Chiesa di Madonna di Campagna venne polverizzato (completamente colpito da una bomba, che uccise tutti coloro che cercarono invano rifugio nei suoi sotterranei).

Danneggiate furono la Cattedrale, le chiese di Santa Teresa, Santissima Trinità, Sacro Cuore di Maria, Sant'Agostino, Corpus Domini, San Domenico, San Filippo, San Giovanni, San Lorenzo.
Colpiti furono anche il Palazzo Reale, il Palazzo Comunale e il Teatro Carignano.
Molte parti del Cimitero Monumentale furono distrutte: tombe e lapidi devastate, bare aperte, intere zone sepolte sotto le macerie.
Coloro che sopravvissero grazie ai rifugi – e non tutti resistettero all’impatto di quel bombardamento – uscirono increduli dai loro nascondigli, trovando spesso la propria casa trasformata in un cumulo di pietre.
Nei giorni successivi 460 persone lasciarono la città. Molti cercarono rifugio nelle campagne, temendo ulteriori invasioni.
